l Centro Pandora conduce diverse attività nell’ambito della educazione attiva sia in ambito extrascolastico che all’interno della scuola pubblica: centri estivi, doposcuola e interventi specifici per le scuole.

Le nostre proposte formative partono dalla realtà concreta che costituisce la vita del giovane (le passioni, i gusti, i problemi psicologici e materiali). Noi crediamo nel valore di tutte le forme di apprendimento: il gioco, il movimento, la cura dei sentimenti, l’espressione artistica e musicale, sono considerati parte integrante della crescita e della formazione della persona.

Nella conduzione dei nostri progetti ci basiamo su alcuni semplici principi di educazione attiva che si possono così sintetizzare: non imposizione delle attività e centralità della modalità dell’apprendimento ludico, partire dagli interessi dei bambini e rispettare le diversità dei singoli, gratificare l’impegno ma astenersi da giudizi di valore, favorire un clima di collaborazione che superi le difficoltà della convivenza.

E’ per questo che tutte le attività che si propongono  sono sempre lasciate alla libera adesione dei bambini: esse devono sempre partire da un interesse reale del bambino e l’intervento dell’educatore deve saper rispettare questo principio della libera scelta. Questo comporta un grande sforzo da parte dell’adulto che deve sottoporsi ad un continuo autocontrollo per non ricadere nella tentazione dell’esercizio dell’autorità in nome della propria ovvia superiorità fisica ed esperienziale.

A questo proposto vale la pena chiarire la differenza tra un atteggiamento di tipo persuasivo e uno che chiameremo dialogico:  il problema del rapporto adulto-bambino sta tutto nella percezione del confine tra la induzione ad esercitare una attività con la costrizione (magari mascherata da persuasione) e l’invito, lo stimolo,  anche forzato, nei confronti del bambino a provare a misurarsi con un’attività: la differenza sta in questo: che l’ “invito” dialogico è rivolto al singolo individuo e tiene conto delle sue specifiche difficoltà: di attenzione, di apprendimento, di sfiducia in se stesso, di distrazioni indotte, ecc : da questo punto di vista anche obbiettivi minimi possono essere essenziali per la crescita e la fiducia in se stesso del bambino. Mentre la “persuasione” è rivolta al singolo inteso come membro di un gruppo, quindi uniformato nelle sue esigenze  e nei suoi bisogni e desideri ad un gruppo; prescinde quindi dalla singolarità dell’individuo con cui si sta entrando in relazione.

In generale possiamo dire che il modo in cui si sta formando il gruppo degli educatori che conducono queste esperienze si basa prima di tutto sul principio che senza il sostegno affettivo ogni rapporto educativo perde valore: questo significa che l’adulto deve sentirsi partecipe dello stato emotivo del bambino; tutte le condizioni che impediscono o limitano questa disponibilità (sovrannumero, stress da troppa uniformità nell’impegno, mancanza di dialogo e condivisione con gli altri adulti, ecc) vanno considerate ostacoli da rimuovere.

Crediamo che la formazione dell’educatore debba basarsi innanzitutto sul saper essere prima che sul saper fare: il rapporto con il bambino deve essere di ascolto, di interesse, di disponibilità ad apprendere assieme a lui.

Per questo ci stiamo accorgendo che è fondamentale il coinvolgimento dell’educatore in questo rapporto di scambio: ciascun adulto può trasmettere al meglio solo ciò in cui è coinvolto direttamente, ciò che è l’oggetto dei suoi interessi più profondi.

Aiutare il bambino ad avere fiducia in se stesso può avvenire al meglio se l’adulto ha la possibilità di trasmettere le proprie passioni e competenze, dando così ai bambini la possibilità di percepirle e quindi, se lo desiderano, di emularle.

Per questo crediamo che i bambini debbano avere la possibilità di venire in contatto con un ampio numero di adulti che siano disponibili a condividere la loro esperienza, la loro memoria, le loro abilità.